Ecco a voi un estratto del libro: "La confessione" di Jodi Ellen Malpas
Spero catturi l'interesse di voi lettrici e vi faccia sognare un pò.
Smette di accarezzarmi e abbassa la testa. Ora si vergogna. Ma poi solleva il capo, i nostri occhi si incontrano e i suoi scivolano sulle mie labbra. “Oh, no. Ti prego, no. Non riuscirò mai a fermarti”. Lui interroga il mio sguardo, alla ricerca di un segno di rifiuto. Lo farò? So che dovrei, ma non penso di esserne in grado. Le sue labbra si schiudono e, piano piano, iniziano ad abbassarsi verso le mie. Trattengo il respiro. Mentre le nostre bocche si sfiorano, il mio corpo si arrende, costringendo le mani a sollevarsi di colpo e ad aggrapparsi alla sua giacca. Brontola d’approvazione mentre sposta le sue alla base della mia schiena e mi attira più vicina a sé, le labbra che si cercano e si separano, i respiri persi l’uno nell'altro. Tremiamo entrambi, senza poterci controllare.
«Ti sei mai sentita così?», sospira, strofinandomi le labbra sulla guancia, fino all'orecchio.
«Mai», rispondo, sincera. Non riconosco il mio respiro corto, affannoso.
Stringe il lobo del mio orecchio tra i denti e tira leggermente, lasciando che la carne
scivoli via piano piano. «Adesso sei pronta a smettere di combattere?», sussurra, risalendo il bordo del mio orecchio con la lingua e poi di nuovo giù, sfiorando con le labbra il punto sensibile al di sotto del lobo. Il suo respiro caldo scatena un incendio tra le mie gambe. Non riesco più a oppormi.
«Oh, dio», lascio andare in un sospiro, e le sue labbra ritornano sulle mie riducendomi
al silenzio. Se ne impadronisce con delicatezza, e io accetto, lascio che le nostre lingue si rotolino e intreccino insieme con un ritmo calmo, regolare. È troppo bello. Sono in preda alle fiamme, mi rendo conto che mi fanno male le mani per averle strette con troppa enfasi sulla sua giacca. Mollo la presa, spostandole dietro al suo collo per accarezzare i capelli biondo scuro sulla nuca.
Geme, liberandomi la bocca. «È un sì?». Gli occhi verdi fissi su di me.
So che devo rispondere. «Sì».
Annuendo in modo impercettibile, mi bacia sul naso, sulla guancia, sulla fronte, e poi
torna sulla bocca. «Devo averti tutta, Ava. Di’ che posso averti tutta».
Tutta? Che significa che vuole avermi tutta? Mente? Anima? Ma non è questo che vuol
dire, vero? No, vuole tutto il mio corpo. E in questo momento la coscienza mi ha abbandonata.
Devo espellere quest’uomo dal mio sistema. E lui deve espellermi dal suo.
«Prendimi», bisbiglio sulle sue labbra.
«Oh, lo farò».
La bocca ben ferma sulla mia, mi circonda la vita con un braccio e passa l’altro dietro la mia nuca. Sollevandomi da terra, approfondisce il bacio e mi trasporta attraverso la stanza, fino a farmi appoggiare la schiena contro la parete. Le nostre lingue danzano in modo selvaggio, le mie mani scendono lungo la sua schiena. Voglio un contatto più intimo. Afferro le falde della giacca e inizio a sfilargliela, costringendolo a lasciarmi andare. Mantiene le nostre labbra incollate, facendo solo un piccolo passo indietro, per lasciarmi lo spazio necessario a liberarlo di quanto mi ostruisce l’accesso al suo corpo. Getto la giacca per terra, afferro la camicia e lo tiro verso di me, ormai ho abbandonato ogni ritegno. Devo averlo.
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